E’ notorio che viviamo in un paese in cui le aspirazioni dei giovani vengono costantemente castrate e in cui i “vecchi”, con rispetto parlando, lasciano con difficoltà le proprie posizioni di privilegio e, con queste, la possibilità di esprimersi alle nuove leve. Scusate l’ovvietà, ma era un modo per introdurvi a Smetto quando voglio, un, piccolo, film che sta girando con buon successo nelle sale diretto dal poco più che trentenne Sydney Sibilia. Una commedia su una banda strampalata, formata da ottimi ex studenti universitari che però si ritrovano chiusi in un precariato eterno e insoddisfacente. In qualche modo, più o meno legale, metteranno a frutto le loro doti. Il modello è quello de I soliti ignoti e anche se nel cast non si intravedono né Totò né Gassman né Mastroianni, va detto che il risultato finale è più che gradevole e che il regista, quantomeno, ci mette del suo, scegliendo uno stile molto, forse troppo, marcato (a partire dai colori accesi e vagamente pulp) e quindi ben lontano dalla stragrande maggioranza delle altre commedie italiote girate in maniera anonima e solo in funzione del comico televisivo di turno.
Andate pure a vederlo, a patto di non pensare di trovarvi di fronte a qualcosa di eclatante, ma date fiducia a un vero giovane che dimostra di avere un’idea di ritmo, padronanza dei tempi comici, un certo equilibrio nella messa in scena, assenza di volgarità gratuite e che non utilizza il turpiloquio come extrema ratio per strappare la risata.
Potrei andare avanti, ma voglio tornare al principio e al tema dello spazio ai giovani; darlo a prescindere penso che sia una fesseria, tanto che nello stesso film di Sibilia ci sono personaggi (giovanissimi) che spaventano per il loro vuoto esistenziale e per la loro vita tutta dedita allo sballo e a correre sul SUV pagato dal papà; saranno anche caricature, ma, ahinoi di giovani così ne esistono a pacchi e a questi lo spazio andrebbe chiuso completamente. Tanto per esplicitare il concetto al mondo (e in Italia) esistono i Sydney Sibiliae i Francesco Mandelli e la differenza (non anagrafica) è tanta.
Passando in altri ambiti è come se in politica il primo giovinastro ad arrivare sulla scena (e che pensa che esser giovani significhi star su facebook e andar dalla De Filippi) finisca a fare il primo ministro smentendo completamente se stesso e dimostrandosi più vecchio dei politici dell’era DC. Beh, sarebbe davvero da ridere…
Ivan il Terribile