Conoscete Alex De La Iglesia? No, non è quel cantante tardo romantico che andava per la maggiore un trentennio fa e che di nome fa Julio; e non è neanche suo figlio, Enrique, meteora musicale artisticamente scomparsa (almeno credo). No, si tratta di un regista spagnolo, autore di una dozzina di film (alcuni eccezionali come Crimen Perfecto e Perdita Durango), che in un mondo normale dovrebbe richiamare al cinema parecchio pubblico ad ogni nuova uscita. E invece il suo ultimo film, Le streghe son tornate, nel nostro “bel”paese è arrivato (con ritardo di quasi due anni dalla realizzazione…) in pochissime sale e nessuno se ne è accorto. Non sono serviti neanche gli 8 premi Goya attribuiti in patria e le recensioni positive. Non c’è niente da fare, da noi appena si tocca il genere fantastico il pubblico volta lo sguardo altrove (a meno che non siano le fantascemate americane, è chiaro). Peccato, perché si trattava di una vera perla e bastava l’incipit, il più esplosivo dell’anno, per esaltarsi come capita sempre più raramente al cinema. In scena un gruppo di ladri vestiti da “Statue Viventi” (da Spongebob al soldatino verde fino a un Gesù con tanto di croce che nasconde un fucile al suo interno…eresia!) che assalta un Compro Oro. A dar loro una mano anche il figlioletto (altra eresia!) di uno dei malviventi! Il tutto in una messa in scena schizzata, frenetica ed adrenalinica; ed è solo l’inizio perché da lì in poi la follia, se possibile, aumenta e il gruppetto si ritrova intrappolato in un paesino (Zugarammurdi, realmente esistente) abitato da streghe spaventose ma anche terribilmente affascinanti. Impossibile da raccontare, andrebbe solo visto. Un’altra storia pazzesca proveniente dalla Spagna, mentre le nostre commedie continuano a trattare il pubblico come una massa di decerebrati a cui fornire simpatici quadretti con temi ben definiti (l’omosessualità, il lavoro, la religione), soluzioni accomodanti e moralette rassicuranti. Un vero orrore che nulla ha a che vedere con quello presente nel film spagnolo in cui convivono il gusto per lo sberleffo e il politicamente scorretto in un mix che potrebbe far pensare a Sam Raimi e Tim Burton (quello del primo periodo, ovviamente).
Insomma cercate, quantomeno, di recuperarlo alla prima occasione e nel frattempo non snobbate, anche, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone , altro grande autore, che ha avuto il coraggio di affrontare il genere fantastico portando sullo schermo i testi di Basile e che ha avuto anche la saggezza di girare il film in inglese e chiedere una (buona) mano ai francesi per produrlo. Perché se aspettava l’Italia…
Ivan Il Terribile